In Italia le insurrezioni di Milano e di Venezia, (marzo 1848), inducono Carlo Alberto, (Re di Sardegna dal 27 aprile 1831 al 23 marzo 1849), e gli altri principi italiani a condurre contro l'Austria una guerra che ottiene da prima alcuni successi, in seguito però papa Pio IX si ritira dalla guerra seguito da Leopoldo II di Toscana e da Ferdinando II di Napoli. Carlo Alberto rimasto solo e preoccupato più di ampliare i propri domini che di battersi per l'indipendenza degli italiani, conduce la guerra fiaccamente e dopo avere subito la dura sconfitta di Custoza, (25 luglio 1848), accetta un armistizio che lo impegna a ritirarsi entro i confini del suo regno, (armistizio di Salasco, agosto 1848). Riprenderà la guerra nel marzo 1849 ma verrà immediatamente sconfitto dagli austriaci a Novara e abdicherà in favore del figlio Vittorio Emanuele II costretto a sottoscrivere l'armistizio di Vignale, (firmato dal re di Sardegna Vittorio Emanuele II e il maresciallo austriaco Josef Radetzky)
Leopoldo II e Pio IX si sono entrambi rifugiati a Gaeta presso Ferdinando II.
Nel Lazio sorge così la Repubblica Romana che guidata dal Mazzini e difesa dei volontari garibaldini, tenta di promuovere l'unificazione di tutta la penisola. Contro di essa intervengono però le truppe inviate da Luigi Napoleone ansioso di accrescere il proprio prestigio presso gli ambienti clericali e moderati di Francia pertanto dopo una lunga e valorosa resistenza, Roma è costretta alla resa, (luglio 1849).
Nel frattempo gli austriaci hanno restaurato Leopoldo II nel gran ducato di Toscana e si apprestano a stroncare definitivamente la resistenza degli ungheresi e di Venezia. Gli ungheresi aggrediti dalle truppe austriache e dai reparti russi inviati dallo zar Nicola I si arrendono nell'agosto del 1849. Pochi giorni dopo anche Venezia stremata dalla fame e dal colera deve cedere di fronte alle forze superiori dell'Austria.
Il Regno di Sardegna guidato da Vittorio Emanuele II, nonostante la sua mentalità sostanzialmente autoritaria e repressiva, è l'unico a conservare lo Statuto Albertino. Vittorio Emanuele II era consapevole che in tal modo i liberali della penisola avrebbero guardato al Piemonte come alla guida morale e materiale nella lotta definitiva contro l'Austria dalla quale lo Stato Sabaudo avrebbe potuto trarre grandi vantaggi. Il governo presieduto da Massimo D'Azeglio inizia una seria opera di riorganizzazione e ammodernamento dello Stato, importanti sono le Leggi Siccardi che tendevano a limitare i fortissimi privilegi di cui il clero cattolico ancora godeva. In Piemonte le Leggi Siccardi eliminavano il foro ecclesiastico e il diritto d'asilo, durante la discussione in parlamento si fece notare parlando a favore delle leggi stesse un deputato destinato a un grande avvenire: il conte Camillo Benso di Cavour. Questi, entrato a far parte del ministero D'Azeglio, tra il 1850 e il 1852 in qualità di ministro dell'Agricoltura, delle Finanze e della Marina ebbe modo di distinguersi per abilità politica e per larghezza di vedute. Ma appunto per questo finì per trovarsi in contrasto con il D'Azeglio che tendeva a scivolare sempre più su posizioni sempre più conservatrici. Cavour, che guidava la destra più liberale, si mise d'accordo con Rattazzi, (esponente della sinistra più moderata), allo scopo di creare una nuova maggioranza disposta ad appoggiare una vasta opera di riforme; fu questo il cosiddetto connubio Cavour-Rattazzi che venne stipulato alle spalle della dello stesso capo del governo che fu costretto a dimettersi. Nel novembre del 1852 il Cavour assunse quindi la Presidenza del Consiglio e varò quel grande Ministero che avrebbe retto le sorti del Piemonte fino all'unità d'Italia. Cavour governò il paese con mano sicura: in politica interna egli provvide allo svecchiamento economico e giuridico del regno; in politica estera mirò ad assicurarsi l'alleanza della Francia in previsione dell'auspicato conflitto contro l'Austria. In questa prospettiva il Cavour invia un corpo di spedizione in Crimea, (1855) a fiancheggiare le truppe anglo-francesi in una guerra contro la Russia provocata dalle intromissioni dello Zar Nicola I negli affari dell'impero turco. Cavour acquista così il diritto di partecipare al Congresso di Parigi convocato nel 1856 per decidere le condizioni di pace in base alle quali la Russia ancora una volta viene esclusa dai Balcani e dal Mediterraneo. A Parigi il Cavour con il consenso della Francia e dell'Inghilterra denuncia pubblicamente le indebite ingerenze dell'Austria negli stati italiani indipendenti e si assicura così le simpatie dei patrioti di fede repubblicana tra i quali lo stesso Garibaldi che accettò l'anno dopo insieme a Daniele Manin, la presidenza della società nazionale dall'eloquente motto "Italia e Vittorio Emanuele".
Nell'estate 1857 Carlo Pisacane, un mazziniano che ha maturato convinzioni tendenzialmente socialiste, conduce una spedizione nel napoletano che però viene subito stroncata dalle truppe borboniche. Nel gennaio del 1858 Felice Orsini attenta alla vita di Napoleone III odiato da tutti i democratici europei.
Queste iniziative pur contrastanti con le idee del Cavour vengono però utilizzate da questo per convincere Napoleone che se non si provvederà a risolvere per tempo il problema italiano, prevarranno nella penisola i fattori della rivoluzione. L'imperatore è così indotto a stringere col Cavour i patti segreti di Plombières ossia un'alleanza militare rivolta contro l'Austria. Secondo gli accordi, se il Regno di Sardegna fosse stato attaccato dall'Austria, Napoleone III sarebbe dovuto intervenire con il suo esercito per difendere il Regno di Sardegna. In caso di vittoria Napoleone III si sarebbe preso Nizza e la Savoia mentre il Piemonte si sarebbe preso la Lombardia, il Veneto e l'Emilia Romagna.
Il Regno di Sardegna guidato da Vittorio Emanuele II, nonostante la sua mentalità sostanzialmente autoritaria e repressiva, è l'unico a conservare lo Statuto Albertino. Vittorio Emanuele II era consapevole che in tal modo i liberali della penisola avrebbero guardato al Piemonte come alla guida morale e materiale nella lotta definitiva contro l'Austria dalla quale lo Stato Sabaudo avrebbe potuto trarre grandi vantaggi. Il governo presieduto da Massimo D'Azeglio inizia una seria opera di riorganizzazione e ammodernamento dello Stato, importanti sono le Leggi Siccardi che tendevano a limitare i fortissimi privilegi di cui il clero cattolico ancora godeva. In Piemonte le Leggi Siccardi eliminavano il foro ecclesiastico e il diritto d'asilo, durante la discussione in parlamento si fece notare parlando a favore delle leggi stesse un deputato destinato a un grande avvenire: il conte Camillo Benso di Cavour. Questi, entrato a far parte del ministero D'Azeglio, tra il 1850 e il 1852 in qualità di ministro dell'Agricoltura, delle Finanze e della Marina ebbe modo di distinguersi per abilità politica e per larghezza di vedute. Ma appunto per questo finì per trovarsi in contrasto con il D'Azeglio che tendeva a scivolare sempre più su posizioni sempre più conservatrici. Cavour, che guidava la destra più liberale, si mise d'accordo con Rattazzi, (esponente della sinistra più moderata), allo scopo di creare una nuova maggioranza disposta ad appoggiare una vasta opera di riforme; fu questo il cosiddetto connubio Cavour-Rattazzi che venne stipulato alle spalle della dello stesso capo del governo che fu costretto a dimettersi. Nel novembre del 1852 il Cavour assunse quindi la Presidenza del Consiglio e varò quel grande Ministero che avrebbe retto le sorti del Piemonte fino all'unità d'Italia. Cavour governò il paese con mano sicura: in politica interna egli provvide allo svecchiamento economico e giuridico del regno; in politica estera mirò ad assicurarsi l'alleanza della Francia in previsione dell'auspicato conflitto contro l'Austria. In questa prospettiva il Cavour invia un corpo di spedizione in Crimea, (1855) a fiancheggiare le truppe anglo-francesi in una guerra contro la Russia provocata dalle intromissioni dello Zar Nicola I negli affari dell'impero turco. Cavour acquista così il diritto di partecipare al Congresso di Parigi convocato nel 1856 per decidere le condizioni di pace in base alle quali la Russia ancora una volta viene esclusa dai Balcani e dal Mediterraneo. A Parigi il Cavour con il consenso della Francia e dell'Inghilterra denuncia pubblicamente le indebite ingerenze dell'Austria negli stati italiani indipendenti e si assicura così le simpatie dei patrioti di fede repubblicana tra i quali lo stesso Garibaldi che accettò l'anno dopo insieme a Daniele Manin, la presidenza della società nazionale dall'eloquente motto "Italia e Vittorio Emanuele".
Nell'estate 1857 Carlo Pisacane, un mazziniano che ha maturato convinzioni tendenzialmente socialiste, conduce una spedizione nel napoletano che però viene subito stroncata dalle truppe borboniche. Nel gennaio del 1858 Felice Orsini attenta alla vita di Napoleone III odiato da tutti i democratici europei.
Queste iniziative pur contrastanti con le idee del Cavour vengono però utilizzate da questo per convincere Napoleone che se non si provvederà a risolvere per tempo il problema italiano, prevarranno nella penisola i fattori della rivoluzione. L'imperatore è così indotto a stringere col Cavour i patti segreti di Plombières ossia un'alleanza militare rivolta contro l'Austria. Secondo gli accordi, se il Regno di Sardegna fosse stato attaccato dall'Austria, Napoleone III sarebbe dovuto intervenire con il suo esercito per difendere il Regno di Sardegna. In caso di vittoria Napoleone III si sarebbe preso Nizza e la Savoia mentre il Piemonte si sarebbe preso la Lombardia, il Veneto e l'Emilia Romagna.
Provocata ad arte, l'Austria dichiara effettivamente guerra al Piemonte nell'aprile del 1859 ma viene ripetutamente sconfitta dalle truppe franco-piemontesi e in luglio firma l'armistizio di Villafranca con il quale si impegna a cedere la sola Lombardia. A questa si aggiungono la Toscana e l'Emilia che dopo essersi ribellate ai loro sovrani, votano plebiscitariamente per l'annessione al Piemonte, (marzo 1860). Ai successi conseguiti da un Cavour con le arti della diplomazia e dell'esercito regolare piemontese, seguono poi i successi dei Mille di Garibaldi che fra il maggio e l'ottobre del 1860 conducono una campagna vittoriosa contro l'esercito di Francesco II di Borbone. Garibaldi consegna le regioni liberate a Vittorio Emanuele II. Fra l'ottobre e novembre del 1860 si svolgono quindi i plebisciti per l'annessione al Regno Sabaudo del Mezzogiorno, delle Marche e dell'Umbria. Il 17 marzo 1861 il primo parlamento nazionale riunito a Torino può pertanto proclamare il Regno d'Italia anche se il Lazio è ancora nelle mani del Papa è il Veneto in quelle dell'Austria.
In Francia la svolta reazionaria iniziata verso la metà del 1848 si conclude con i colpi di stato architettato da Luigi Napoleone dal 1851 1852; egli infatti nel dicembre del 1851 si impone come presidente della Repubblica per 10 anni e si fa attribuire i più ampi poteri. Successivamente nel dicembre 1852 si fa proclamare imperatore dei francesi con il nome di Napoleone III. Presume così di rifondare l'impero e di dare origine a una nuova dinastia ma sarà l'unico esponente perché la dinastia inizia e finisce con lui.
dai quaderni di storia di Claudia del 1990
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